Una delle esperienze più belle della mia vita senza ombra di dubbio; questo viaggio nacque come un gioco da parte mia, in un periodo particolare dove mi sentivo più persa del solito, la fortuna è stata quella di viaggiare con ragazzi che ne sapevano di cicloturismo, quindi io, da totale inesperta mi feci guidare dai ciclo-viaggiatori che di chilometri ne avevano tritati. Comprai un Scott usata, ovviamente non prima di aver consultato mio fratello, definito anche l’austriaco per via dei suoi indumenti super tecnici, e del tutto sprovveduta riempii le borse di cose inutili. Per fortuna mio fratello mi aiutò a portare un po’ di quel peso e io riuscii tra una imprecazione e l’altra a fare 500 km su e giù per le montagne del Triglav.
ITINERARIO
Col treno arrivammo a Udine e da lì iniziò la nostra avventura, eravamo in sette e io ero la più scarsa di tutti. Varcammo il confine e da Kobarid salimmo fino Bovec, continuammo impavidi fino a Trenta per poi fare il passo più alto di tutta la Slovenia: il Vršič 1161 s.l.m – 10km in salita con il 14% di pendenza di media, insomma una passeggiata, fu così facile che mi feci caricare da un gentilissimo uomo al quinto chilometro, perciò senza dignità salii in rifugio. Durante il passaggio guardai i miei compagni dal finestrino e dai loro volti notai quanto fossero fisicamente e psicologicamente stremati ma imperturbabili continuarono a lottare contro la montagna. Dal rifugio li vidi arrivare uno dopo l’altro, non salirono in gruppo ma da soli, ognuno lottava contro la propria fatica, chi si aiutava con l’mp3 e chi con il silenzio, sta di fatto che arrivarono carichi come muli e alla sera festeggiamo la loro battaglia contro quel faticosissimo passo.

Il giorno dopo i miei compagni comprarono l’adesivo del passo per attaccarlo alla bicicletta e io ne attaccai solo metà perchè percorsi solo 5 km di quella salita, promettendomi un giorno di attaccare la parte restante. Tappa successiva Kranjska Gora, da lì in poi sentivo molto meno la fatica, il mio corpo si era abituato a quel ritmo di salite e discese senza sosta e continuammo fino a Jesenice. Ci accampavamo nei boschi, montavamo le nostre tende e cucinavamo sui fornellini a gas, mi ricordo ancora la polenta piena di aglio dei primi giorni, forse è per quello che non feci tutto il Vršič;)
Comunque fu un viaggio davvero low cost, spendevamo soldi solo per fare la spesa, le proteine erano l’unico carburante di cui necessitavamo.

Continuammo a biciclettare fino al lago di Bled e da lì ritornammo verso l’Italia, chiudendo il nostro cerchio, con tanta tristezza lasciammo quei paesaggi verdi e riprendemmo il treno di ritorno da Gorizia. Da quel giorno quando mi illudo di non poter fare qualcosa, riporto la mia memoria in Slovenia e con un sorriso trovo la forza di fare quello che mai avrei pensato di poter fare.
